Ciao da Mauro, proprietario, insieme a mio fratello, del Crotto Quartino.
-il Crotto n.1 in Valchiavenna- la patria dei Crotti!
Lo siamo diventati grazie a te, che ci segui e ci sostieni.
Noi proponiamo l’autentica cucina della Valchiavenna dal 1930, abbondante e ben condita, con burro, tanto burro.
No… non abbiamo 80 anni, siamo ancora dei giovincelli, appena entrati negli “anta”, abbiamo ereditato la cucina tradizionale e la portiamo avanti a tutto gas.
Prima di parlarti del Mulino di Bottonera, voglio raccontarti un aneddoto...
Pensa che proprio oggi ho ricevuto un messaggio sul social più famoso del West, che diceva pressappoco cosi:
“La vostra cucina è ormai superata, vi dovete aggiornare! è meglio che vi diate una mossa a rinfrescare la proposta gastronomica, ormai non vuole più nessuno tutto questo burro e bla bla bla”
Sono sobbalzato sulla sedia e mi è venuta l’ansia.
Ho pensato: Sono un cuoco noioso e so fare solo questa cucina… accidenti perderò il lavoro!
Da quando mi occupo di questa “osteriaccia” non faccio altro che proporre sempre le stesse cose…
Salumi, Pizzoccheri bianchi 1930, costine, saliccetta e polenta taragna a tradimento. Tutto generosamente innaffiato con il vino BRENTA del Crotto Quartinio nettare artigianale per cucina tipica, terrore per gli astemi. Roba da uomini.
Ma perché sempre gli stessi piatti?
In realtà c’è un motivo se continuo a proporre sempre i nostri piatti ed è facilmente intuibile. Facendo SEMPRE le stesse cose, sono dell’idea che prima o poi, mi verranno perfette!
Sono specializzato e sono un perfezionista, insomma, ce la metto tutta.
Ok ok, intendiamoci. Anche io ho le mie belle gatte da pelare con clienti scontenti, mica sono il mago Zurlì, ma come puoi immaginare, visto che sei adulto e vaccinato, è impossibile accontentare tutti.
Cerchiamo però di fare del nostro meglio, questo di sicuro. Se non conosci il menu sbircia qui!
Ma andiamo oltre.
Ma cosa c’entra il nonno con il Mulino di Bottonera a Chiavenna?
L’altro giorno ero a casa dei miei genitori, in trans post traumatico, a seguito del solito weekend di lavoro al Crotto Quartino, neanche te lo sto a raccontare…
Hai presente quando ti sembra che alla mattina quando ti svegli ti è passato sopra il treno?
Ecco, mi sentivo circa così… e parlando del più e del meno con mia mamma, cadiamo sull’argomento “albero genealogico familiare”, tanto per complicare le cose. Sai bene a cosa mi riferisco, inizia la filanda di tutte le zie e prozie e sorelle del fratello che non se ne esce più. Dopo 15 minuti di parentame ero cotto come una pera…
Mi si è aggiunto il mal di testa, giusto per dire.
Finalmente la discussione cade sul nonno, un mito, per dirla in una sola parola, a quel punto mi sono ripreso e il criceto che vagava tra le mie meningi facendo il disturbatore, si è dovuto togliere dalla scena per lasciare spazio all’interesse ritrovato parlando del nonno.
In realtà, questo racconto, lo conosco molto bene, ma ogni volta emerge una sfumatura nuova, a volte divertente e a volte malinconica.
Ma andiamo al dunque:
La storia della nostra famiglia si lega al mulino di Bottonera a Chiavenna, perché, nostro nonno Ugo, è stato per 40 anni, il falegname manutentore di tutto l’impianto, ogni mattina partiva in bicicletta da S. Giovanni e si lanciava verso il mulino.
Purtroppo però, più di una volta, quando il nonno era nella vigna, mia mamma e le sue sorelle prendevano di nascosto la bici e facevano qualche guaio usandola in malomodo causando forature o rotture varie….
Quando poi lui, già in ritardo, inforcava il mezzo velocipede trovando i pneumatici forati, o le ruote scassate, be, puoi ben immaginare, si scatenava il Far West.
Non avremmo voluto essere nei loro panni… Il nonno lo abbiamo conosciuto bene!
Quando poi in un modo o nell’altro riusciva ad arrivare al lavoro, parcheggiava il mezzo e si lanciava verso la borsa degli attrezzi per la manutenzione.
Il mulino di Bottonera è nel quartiere omonimo, in Chiavenna, qui troverai un gioiello di archeologia industriale, completamente in legno, perfettamente conservato, che risale alla fine dell’ottocento.
Il mulino utilizzava per le sue attività l’acqua del fiume Mera attraverso una serie di canali.
Nel quartiere vi erano anche altre attività produttive, cartiera, maglio e fabbriche di ovatta e tra queste, anche un famoso birrificio.
Il mulino di Bottonera aveva una attività frenetica che continuava, coordinata, da un mastro mugnaio e sotto stretta manutenzione del Nonno, giorno e notte.
Il tutto in un complesso gioco di pulegge, nastri e macine, inutile dirti che fare una visita è d’obbligo.
Dopo anni di lavoro ininterrotto il povero mulino non ce l’ha più fatta, ed è stato dismesso, anche per una questione chiaramente legata alla produttività.
Alla fine degli anni sessanta è stato ristrutturato completamente grazie al lavoro di volontari che gli hanno dato nuova luce e ti permettono oggi di poterlo visitare nel suo completo splendore.
Chissà se girando tra i setacci, non si senta ancora la voce del nonno burbero…